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lunedì 19 giugno 2017

Canto di un "Indiano" bianco

Sento dire: "è inutile, essi non sono il tuo popolo!" "La loro cultura non è la tua!" "Tu sei come noi!". Ma come potrebbe non essere "mia cultura" una cultura che parla di Terra come Madre, di erba come "suoi capelli", di creato come dono di cui servirsi, ma da servire e amare? Come potrebbe non essere "Mio popolo" un popolo che stima la "povertà" e ricusa l'accumulo di ricchezze, lo stupro delle risorse, la cupidigia del guadagno? Come potrei, infine essere come voi, che di tutte queste cose avete fatto l'unica ragione della vostra vita, sacrificando ad esse ogni più piccola forma di affetto, intelligenza, poesia? Voi che avete sostituito il tramonto con la sirena delle fabbriche e l'alba con i notiziari? Se non sarò mai degno di essere "loro", io comunque non sarò mai "vostro". Vivrò perennemente nella mia personale "riserva", meditando sui popoli che avete distrutto, brandendo spade e croci, sulla loro saggezza che avete disperso come cenere, sulla loro profonda intelligenza che avete barattato per il nulla che riempie i vostri cuori, sulla vostra arroganza che ha soffocato una civiltà che danzava al ritmo del sole e della luna e ci avrebbe insegnato a farlo, su ciò che è stato e non potrà tornare a salvarci.

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