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mercoledì 21 marzo 2018

NATURA MORTA? NO VIVA, ANCHE DOPO 500 ANNI

La “natura morta” ebbe a Napoli, nel seicento, grande sviluppo. Tema privilegiato dell’indagine naturalistica di pittori fiamminghi e caravaggeschi, la natura morta subì, nella pittura napoletana, una sorta di trasposizione in chiave barocca, con graduale passaggio dall’effetto di ammirazione per la fedeltà oggettiva della rappresentazione a quello di stupore e meraviglia per la fantasia dell’invenzione compositiva. Elena Recco, figlia del celebre pittore Giuseppe Recco che, molto lodata dal De Dominici, dimorò a lungo in Spagna, dove trovò lavoro alla corte del Re Carlo II. I suoi dipinti sono spesso fatte passare per opere di Giuseppe, le quali godono di una maggiore quotazione. Qui una natura morta di Elena, con tonalità dal rosa al rosato, un vero e proprio trionfo marino nel quale distinguiamo triglie, razze, un polipo, un cesto di vimini, posti su un piano di pietra. 

(Elena Recco, Trionfo marino, coll. privata)

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